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La società civile: il nuovo soggetto storico

05.10.2021, Cooperazione internazionale

Jean Ziegler, autore di “Il capitalismo spiegato a mia nipote. Nella speranza che ne vedrà la fine”, invita ONG e movimenti sociali a sostenere un nuovo ordine sociale mondiale basato su diritti, solidarietà, reciprocità e sostegno con i più poveri.

Isolda Agazzi
Isolda Agazzi

Esperta in politica commerciale e d’investimento, portavoce per la Svizzera romanda

La società civile: il nuovo soggetto storico

Ribelle e visionaria: Jean Ziegler non rinuncia alla lotta per un mondo più giusto
© Sébastien Agnetti/13 Photo

In occasione dei cinquant’anni di Alliance Sud, abbiamo chiesto al celebre sociologo ginevrino, ex relatore speciale dell'ONU sul diritto all'alimentazione, cosa ne pensi del lavoro svolto dalle ONG nell'ultimo mezzo secolo e dove veda la necessità di agire in futuro. Secondo lui, ciò che la società civile ha raggiunto è immenso − l'Iniziativa per multinazionali responsabili sarebbe stata impensabile in Svizzera venti anni fa − ma è solo l'inizio.

Quest'anno Alliance Sud celebra i suoi cinquant’anni, come diverse altre ONG. Cos’è cambiato dagli anni '70?

La società civile è diventata il nuovo soggetto storico. Ora è in grado di mobilitare la coscienza collettiva e di combattere efficacemente le oligarchie finanziarie che dominano il pianeta. In occasione della conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) a Seattle nel 1999, per la prima volta la gente, con una coscienza radicalmente alternativa, ha fatto fallire la riunione di un potere mondiale. Questo mondo alternativo, della giustizia, dei diritti umani, si è opposto a quello della massimizzazione del profitto ed è diventato visibile. È stato un momento storico e misterioso. A partire dal Forum sociale mondiale di Porto Alegre, nel 2001 − che all'inizio si svolgeva sempre nella stessa data del Forum di Davos - la società civile si è strutturata. Da Seattle in poi, non ha mai più taciuto, al punto che l’OMC non ha potuto riunirsi in città occidentali e nel 2001 è dovuta andare a Doha, capitale di un oscuro emirato. Seattle ha segnato la svolta e da allora la società civile ha guadagnato un enorme slancio. In Svizzera c'è stata l’Iniziativa per multinazionali responsabili, che sarebbe stata semplicemente impensabile venti anni fa. I movimenti sociali e le ONG, tra cui Alliance Sud, hanno giocato un ruolo decisivo nella lotta contro le oligarchie che dominano il Paese e hanno incarnato un'espressione di opposizione radicale che ha trovato l’adesione della maggioranza del popolo svizzero.

Ma ora la Svizzera vuole mettere la museruola alle ONG...

Sono l'oligarchia del capitale finanziario globalizzato e il suo lacchè Ignazio Cassis che vogliono far tacere le ONG! Eppure, è perfettamente logico che le ONG ricevano soldi dalla cooperazione allo sviluppo: se ci si impegna a combattere la disuguaglianza, la fame e l’assenza di diritti nel mondo, bisogna anche poter svolgere un'azione politica locale nel Paese d'origine. È compito delle ONG lottare contro il saccheggio delle tasse e l'impunità così come il fatto che la Svizzera accoglie dei mafiosi, dittatori ed élite corrotte dei Paesi in via di sviluppo.

Pensa che il nostro lavoro sia ancora necessario e, se sì, su quali temi dovremmo concentrarci?

Siamo solo all'inizio, la vostra lotta è più necessaria che mai! Il sistema capitalista e la sua visione dell'uomo, secondo la quale l'essere umano è efficiente solo in funzione del suo interesse privato, devono essere abbattuti. Per il neoliberalismo, l'egoismo è il motore della storia. Per gli anticapitalisti dei movimenti sociali, l'uomo è abitato dal desiderio di solidarietà, reciprocità e complementarità con i poveri. Sono due visioni dell'uomo completamente diverse, la prima delle quali porta alla massimizzazione del profitto e alla disuguaglianza − ogni cinque secondi un bambino sotto i 10 anni muore di fame. Il capitalista dice: “non possiamo fare nulla”. Noi, vogliamo un ordine mondiale che non sia più basato sul mercato, ma sui diritti: il diritto all’alimentazione, a un sistema normativo che il potere pubblico assicuri attraverso la società civile e che permetta una vita dignitosa, soddisfacente e libera dalla disperazione. Secondo il World Food Report della FAO, l'agricoltura mondiale potrebbe nutrire dodici miliardi di esseri umani senza problemi, cioè quasi il doppio dell'umanità. Non c'è quindi fatalità nel massacro della fame. Un bambino che muore di fame è assassinato.  

In uno dei suoi ultimi libri, “Il capitalismo spiegato a mia nipote” (Meltemi 2021), desidera che sua nipote ne veda la fine, ma non propone una vera alternativa. Non è un po' facile, visto che è l'unico sistema economico rimasto?

Questo non è corretto! Il mistero della libertà che si manifesta nell'uomo farà crollare il capitalismo. È la lotta degli uomini e delle donne portatori di questa nuova coscienza di reciprocità tra tutti i popoli, che romperà uno dopo l'altro i meccanismi di oppressione. Quando la coscienza sarà finalmente liberata dall'alienazione capitalista, da questa violenza strutturale, allora inizierà l'instaurazione, l'invenzione in libertà di istituzioni e di un nuovo ordine, che sarà basato sul rispetto di tutti i diritti economici, sociali e culturali. Due miliardi di esseri umani non hanno accesso all'acqua potabile, 62 Stati membri dell'ONU praticano la tortura, lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo devasta il pianeta. Sappiamo che non vogliamo questo ordine cannibale del mondo e lottiamo per distruggerlo. Cosa nascerà tra le rovine, non lo sappiamo. Le faccio un esempio: il 14 luglio 1789, gli operai e gli artigiani del sobborgo industriale di Parigi marciarono sulla Bastiglia per liberare i loro compagni. La Bastiglia cadde. Se la sera del 14 luglio un giornalista avesse chiesto a uno degli insorti quale sarebbe stata la Costituzione della prima repubblica francese (che fu adottata quattro anni dopo, instaurò la sovranità popolare, i diritti umani e liquidò la monarchia assoluta), sarebbe stata una domanda assurda. Il cittadino che prese la Bastiglia non aveva idea di quello che il movimento sociale avrebbe prodotto. Eppure oggi, 250 anni dopo, i tre-quarti degli Stati vivono sotto una costituzione repubblicana che afferma il rispetto dei diritti umani. Nessuno può anticipare il nuovo mondo che nascerà dalle speranze che portiamo dentro di noi.

Lei è un grande amico di Cuba, uno degli ultimi Stati socialisti al mondo. Come giudica la situazione sull’isola e la repressione del regime nei confronti dei manifestanti?

A differenza della Birmania, dove c'è la repressione, a Cuba ci sono stati degli arresti temporanei, il ristabilimento dell'ordine sociale nelle strade, ma nessuna repressione assassina come nei Paesi satelliti dell'oligarchia capitalista. Il flagello di Cuba è il blocco statunitense. Nemmeno un Paese come la Svizzera sarebbe sopravvissuto a 62 anni di blocco economico totale. Ma grazie alla volontà di sacrificio dei cubani, hanno creato un sistema sanitario di cui io stesso ho beneficiato perché mi hanno fatto due trasfusioni di sangue, mi hanno salvato. Da allora ho del sangue cubano! E i cubani hanno sconfitto la fame.

Davvero? I negozi sono vuoti e le code per le provviste sono infinite...

C'è la livreta [buoni pasto]. In Brasile e in Congo la gente muore di fame, non a Cuba.

Secondo lei l'unico problema di Cuba è dunque il blocco degli americani, il sistema economico e politico non c'entra niente?

Ci sono sempre problemi, uno dei principali è quello di evitare la disuguaglianza, la rinascita di una società di classe, pur permettendo all'iniziativa individuale di fiorire. I cubani cercano costantemente questo equilibrio, limitando la proprietà privata di terreni o di immobili. Questo è un compito essenziale della rivoluzione e, permettendo lo sviluppo del settore privato, diventa molto difficile; quindi, è certamente possibile che vi siano errori nell'allocazione delle risorse. Ma Cuba è un esempio luminoso per tutto il mondo, a cominciare dai Paesi in via di sviluppo. Ricordi cosa diceva Marx: “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”. Il comunismo è l'orizzonte della nostra storia. Cuba è sulla buona strada. Cuba merita tutta la nostra solidarietà.

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