Condividi l'articolo
Articolo
Dopo Magufuli, cosa ne sarà dei diritti umani?
19.03.2021, Cooperazione internazionale
Il presidente della Tanzania John Magufuli è morto il 17 marzo, ufficialmente a causa di «problemi cardiaci». A prendere il suo posto sarà una donna, la prima nella storia del Paese.
«La città di Arusha vi dà il benvenuto nella Ginevra dell’Africa.» proclama un cartello nel minuscolo aeroporto della seconda città più grande della Tanzania. Nonostante i turisti ci si accalchino per fare safari nei parchi nazionali o scalare le pendici del Kilimangiaro (la montagna più alta dell’Africa), sono le sedi del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda (che ha condotto i suoi lavori dal 1994 al 2015) e della Corte Africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli ad averle conferito il soprannome elvetico.
Una corte che del resto nessuno sembra conoscere… Eppure, con il 40% delle sentenze che la riguardano, la Tanzania è il Paese africano più spesso condannato da questa giurisdizione che gli abitanti di Arusha rischiano di conoscere ancora meno dopo che a dicembre del 2019 la Tanzania ha revocato alle singole persone e alle ONG il diritto di sporgere denuncia contro il governo.
Questa decisione era stata presa dal presidente John Magufuli, al potere dal 2015 e deceduto il 17 marzo ufficialmente a causa di «problemi cardiaci». Spiegazione fornita dalla vicepresidente, Samia Suluhu Hassan, che non convincerà i sostenitori della «Schadenfreude» [la gioia per le disgrazie altrui]: Magufuli si era contraddistinto in tutto il mondo per aver negato l’esistenza del Covid nel suo Paese, almeno fino allo scorso 21 febbraio, sollecitando i suoi compatrioti a combattere il virus con preghiere e piante medicinali. Rimedi che forse avevano salvato la Tanzania dalla prima ondata ma non dall’arrivo in massa dei turisti dopo le feste di fine anno.
Amnesty International e Human Rights Watch hanno ripetutamente espresso la propria preoccupazione circa la deriva autoritaria del regime di John Magufuli e la crescente repressione dei difensori dei diritti umani, delle ONG, dei giornalisti e degli oppositori. In questi ultimi mesi, soprattutto tra la popolazione si provava paura nel parlare del Coronavirus che, ufficialmente, non esisteva. Negli ultimi giorni almeno tre persone sono state arrestate per aver affermato sui social che John Magufuli era morto.
Notizia tuttavia confermata ieri sera dalla vicepresidente, Samia Suluhu Hassan, che diventerà la prima donna alla guida del Paese. Avrà l’arduo compito di portare avanti la lotta alla corruzione avviata dal suo predecessore pur garantendo la libertà di espressione e di associazione. Resta anche da vedere se la nuova presidente cambierà rotta nella gestione della pandemia per essere più in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).